martedì 18 novembre 2025

AMERICA - All my lovers

 AMERICA 

All my lovers 

 

 

 

Los Angeles, maggio 2025 

 

Glam si allacciò i polsini della camicia bianco candido, come gli addobbi della chiesa, dove avrebbe sposato Louis Tomlinson, alle undici, di quella mattina, fresca e luminosa. 

 

Il pastore gli aveva concesso di cambiarsi nei locali attigui alla sagrestia, dove i ragazzi del coro di Chicago, le voci bianche, tanto conosciute a livello internazionale, stavano provando il brano di apertura. 

 

I suoni echeggiavano tra le navate, in maniera suggestiva, così da destare tra i presenti una sensazione piacevole, nell’attesa di quell’evento, strombazzato dalla stampa e sui social, come qualcosa di unico e, per certi versi, incredibile. 

 

Del resto si trattava di Geffen e qualsiasi cosa lo riguardasse, faceva sempre e comunque notizia. 

 

“Ciao Glam” 

L’avvocato si voltò di scatto, a quel saluto inatteso. 

“Jared?” 

Gli sorrise, il cuore in gola. 

“Sì, sono ancora io”- rise lieve il cantante, un po’ dimesso nell’aspetto, ma pure sempre molto affascinante. 

“Credevo fossi a Parigi, per il concerto” 

“E’ stato annullato, per il forte maltempo, non hai visto la tv ieri?” 

“No, ero impegnato” - anche lui rise - “... mi pare ovvio” 

“Si certo” - e, nel dirlo, con un sospiro, il cantante si mise a sedere su di un davanzale in marmo rosso, freddo e scomodo, come ogni sua sensazione, dal momento in cui aveva appreso di quella proposta di matrimonio. 

 

“Lewis è appena arrivato” 

“Grazie dell’informazione” - Geffen si diresse alla porta “devo andare subito, non voglio che aspetti” - puntualizzò, con un tono quasi severo, come a rimproverarlo di quell’improvvisata. 

“Ho detto a Shannon di trattenerlo, per dieci minuti, non di più” 

“Cosa?!” 

“Me li concederai dieci minuti, vero Glam?” - e si rialzò lento, azzerando la distanza tra loro. 

“Cosa vuoi Jay? Proprio oggi, poi, ma cosa ti dice il cervello? Da quando Colin ti ha lasciato, non sembri più tu!” 

Ora Geffen era davvero incazzato, senza nemmeno sapere per cosa, esattamente. 

O meglio, lo sapeva benissimo. 

Jared Leto era ancora capace di sconvolgere sia i suoi sensi, sia quell’apparente serenità, che lo aveva spinto, sei mesi prima, a corteggiare in maniera serrata Tomlinson, sino a farlo capitolare, accettando, con gioia, la prospettiva di una vita insieme. 

Louis, nella mente di Glam, sarebbe stato l’ultimo dei suoi compagni, sino alla fine. 

 

Jared gli prese le mani, ora gelide, per entrambi, 

“Ho avuto due immensi dolori, quest’anno, Glam” - esordì pacato, ma le sue iridi cobalto tremarono su ogni sillaba di quel discorso, rimuginato durante una notte insonne - “ovvero perdere gli amori di un’intera esistenza, uno dopo l’altro: prima Colin e hai ragione, quando dici che non sono più io, da gennaio. Lui ha sposato quella stronza e tu hai scelto Louis” 

“Era Natale” - precisò Geffen, sentendosi stupido, come a volersi giustificare di chissà cosa. 

“Le feste peggiori di sempre, come se il destino volesse assestare il colpo di grazia e ci è riuscito” 

Glam si staccò in malo modo, andando alla finestra, poco distante. 

“Sono successe troppe cose Jay ...” 

“Già, come venire a letto con me, appena saputo di Colin” 

“E’ stato uno sbaglio!”  

“Tutti i miei giorni lo sono stati, da quando ho incontrato quel bastardo irlandese, ma con te no, no Glam! Tu non mi hai mai mentito o usato” 

“Lascia stare, non sono stato un santo, non darmi meriti, che non ricordo neppure di avere!” - e fu lui a riavvicinarsi, afferrando Leto per le spalle magre. 

“Hai dimenticato tutto, quindi? E’ questo che vuoi farmi credere?” 

“Voglio soltanto andare all’altare, sposare Louis e” 

“E cosa?! Farlo soffrire, come hai fatto con Kevin, con Robert!?” 

“Ma cosa farnetichi” 

“Non con me, non ci sei mai riuscito: ti ho tradito, ti ho lasciato e tu hai vissuto nel vano tentativo di avermi, trascurando e maltrattando chi ti restava accanto o vuoi negarlo Glam?” 

Un silenzio agghiacciante scese tra i due, segnando il volto di Geffen di un’espressione oscura e dolorosa. 

“Glam sei ancora qui!” 

Louis irruppe, con il suo sorriso, che si spense alla vista di Jared. 

“Che succede?” - domandò in ansia, ma consapevole. 

Leto era il fantasma, che si era appiccicato all’animo di Geffen da sempre, come una maledizione, per chiunque provasse a dividerlo con lui. 

Una condanna inevitabile. 

 

 

La tazza del tè di Robert stava fumando da almeno cinque minuti 

“Troppo caldo, vero?” - chiese a voce bassa Geffen. 

Downey annuì, azionando il joystick della sedia a rotelle, avvicinandosi meglio al tavolo rotondo, dove si erano accomodati, in quel parco immenso, intorno alla clinica Foster. 

Rob sorrise mesto. 

Poi provò a premere l’odioso aggeggio, che gli serviva per parlare, nel punto del collo, libero dalle garze. 

Gliele avevano cambiate, nell’ora precedente alla visita del suo ex. 

Le parole metalliche scossero l’animo dell’avvocato, che a stento trattenne un singulto, di dolore e rabbia. 

“Ma quindi, cosa è successo? Non siete neppure arrivati davanti al pastore?” - l’artista quasi rise, immaginandosi la scena. 

Glam sbuffò - “Mi sembra il minimo, no? Che Louis mi piantasse. Gli è bastato vedere Jared, lì con me” 

“O vedere come lo guardavi” - asserì severo, ma neppure tanto. 

Gli avrebbe perdonato di tutto, giustificato qualunque sbaglio. 

Lo amava ancora. 

A modo suo. 

“Sono un coglione, un inguaribile coglione, Rob”  

Sembrò una sentenza. 

Risero. 

Downey tossì e Geffen si precipitò ad aiutarlo, senza neppure sapere come avrebbe potuto risolvere, quel piccolo inconveniente. 

“Non è nulla” - sussurrò Robert, guardandolo affettuoso. 

Il tumore alla gola era tornato, un anno prima. 

Una stagione complicata, uno stress dopo l’altro e poi la fuga di Jude, incapace di affrontare il decadimento fisico del coniuge, la sua depressione e un tentato suicidio, la sera prima dell’intervento, risolutivo solo in parte. 

Probabilmente non avrebbe più recuperato del tutto e la condizione di laringectomizzato era davvero traumatica. 

Glam non lo aveva lasciato un attimo, in quel percorso e lo salvò da quell’insana intenzione, ma quasi per miracolo. 

Lula gli aveva detto di correre da  zio Robert, perché ha brutti pensieri, papà!” 

Il figlio di Geffen riusciva ancora a mettere in salvo, quella sgangherata famiglia, disgregatesi per davvero, dopo decenni di amori folli, amicizie, solidarietà e litigi epici. 

Tante storie, da raccontarsi durante le feste, riuniti davanti al camino della End House o in montagna, dove non erano più tornati. 

Downey subì oltre modo la beffa di vedere Law tornare con una storica fiamma del passato, Sienna Miller. 

Tra divorzi, amanti, figli, Jude era tornato in auge, sulle pagine di cronaca rosa, anzi arcobaleno, in uno scandalo mediatico senza precedenti. 

Almeno quanto Colin Farrell. 

Geffen lo avrebbe incontrato quel pomeriggio, nel proprio studio. 

 

“Devi andare Glam?” - domandò triste l’attore. 

“No, non ancora ... E poi, per quello che ho da fare” 

“Fammi indovinare” 

“Lo sai? Te lo ha detto Jared?” 

I due erano tornati in ottimi rapporti, naufraghi alla deriva, dopo la stessa tempesta. 

Robert fece un cenno di assenso e poi passò una brochure a Geffen. 

“Ricostruzione trachea, ripristino laringe ... cellule staminali ... Istituto medico Grent?” “Esatto Glam, si trova a Las Vegas” 

“Perfetto” - il legale si illuminò. 

“La percentuale di successo è del 25%” 

“E noi lotteremo per ogni singolo punto percentuale, ok?” - e gli strinse forte le mani. 

I quarzi liquidi, del più indimenticabile Sherlock Holmes, si incresparono di gioia e sale. 

“Amore ...” - e strizzò le palpebre tremolanti, come il suo corpo, sempre più gracile, come se si fosse pentito per quel termine. 

L’unico adatto, per raccontare ciò che sentiva per Geffen. 

 

 

Colin stava seduto scomodo, nonostante l’ampia poltrona, dove si era seduto, con appiccicata Ella Majors, la nuova signora Farrell. 

“Che succede?” domandò lei, scocciata. 

Geffen buttò sulla scrivania un pesante faldone, traboccante fogli e memo dai colori fluo, facendo sobbalzare i suoi interlocutori. 

“Cos’è quello Glam?” 

“La tua vita, Colin, sotto svariate forme, dalle quali spesso ti ho salvato, ma ora io mi ritiro: revoco il mandato, con effetto immediato.” 

Farrell rise, un po’ sguaiato. 

“Accidenti, vedo che l’effetto Jared non solo ti ha mandato all’aria le nozze, ma anche il lavoro” - affermò insolente, puntandolo, come il caro vecchio nemico di sempre. 

Geffen prese un lungo respiro. 

“Guarda, non so cosa ti sia preso l’anno scorso, ma” 

“MI sono salvato!” - lo interruppe l’irlandese - ”E credevo lo avessi fatto anche tu” e rise di nuovo. 

Era molesto. 

“Salvato, da cosa, da chi?” 

“Ma da quell’esaurito” - e si alzò in piedi, cercando nelle tasche dei jeans le sigarette. 

“Jared non è esaurito, è disperato, da mesi, a causa tua!” 

Ella si insinuò in quel dialogo acceso - “Io sarei qui, avvocato” 

Geffen la fissò, a quel punto, come se si fosse appena accorto di lei. 

“Sì, lo so che lei è qui, signora Majors” - “Signora Farrell” - puntualizzò acida, ma determinata. 

“Dove devo firmare? Così ce ne andiamo” 

“Qui, grazie” 

“Grazie a te, Glam. Forse oggi mi sono liberato anche di te.”